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In gita in Bosnia-Erzegovina
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Durante il mese di marzo, le classi quinte hanno avuto la possibilità di condividere l’esperienza della gita di quinta in una meta decisamente atipica: la Bosnia-Erzegovina. Certo la meta, all’inizio, è stata naturalmente colta con scetticismo, eppure i partecipanti si mostrarono tutti disponibili alla possibilità di prendere parte a questa esperienza senza pregiudizi.
La prima meta principale fu la città di Prijedor, località certo rurale, la quale subito permise agli studenti di notare le differenze dagli ambienti abituali. Infatti, l’esplorazione (guidata) della città sottolineò il contrasto dai canoni tipici europei, sollevando il tema di una comunità locale coesa quanto differente.
Seconda meta fu la capitale Sarajevo, alternando la visione più storica del lato ottomano della città a quella della Sarajevo metropoli (l’unica del paese). La visita della città acquisì un connotato inevitabilmente storico, dando la possibilità di osservare coi propri occhi le conseguenze della guerra. Oltre alla tragica parentesi storica, la bellezza della città non fu data solo dalla architettura, ma anche dalla mescolanza etnica e religiosa del luogo. Moschee dove si poteva ascoltare la preghiera dell’Imam a poche decine di metri da chiese ortodosse e sinagoghe, strade che da ispirazione medio-orientale sembravano invece attingere all’architettura nord-europea, moltitudini di cibi e culture caratterizzano le vie di questa città che fu stimolante per i ragazzi da scoprire. Stesse meccaniche con l’ultima tappa, a Mostar, città storica di bellezza e struttura uniche nel loro genere.
L’esperienza, tuttavia, forse non viene ricordata per il suolo sul quale i ragazzi hanno messo piede, esplorato ed imparato ad apprezzare, ma dalla loro coesione la quale, senza dubbio, pilotò la gita e animato gli animi più di qualunque altra meta ci potesse essere.